Di Riccardo Ciocci
Nei precedenti articoli abbiamo sviscerato tutte le cause che hanno portato alla nascita delle retrospective a tema.
Tutto questo è nato dall’esigenza a primo impatto infantile, ma in realtà primordiale di divertirsi lavorando. Costruire le attività avendo quest’obiettivo comporta allo Scrum Master un effort maggiore. Infatti si tratta di un processo molto più complesso in quanto:
– astrarre le attività con una metafora può rendere meno chiare le consegne. Per questo bisogna avere l’accortezza di essere didascalici nello spiegare le attività durante la Retrospective;
– richiede conoscenza dei membri del team. Il tema deve essere comprensibile agli occhi dei partecipanti alla retro. Lo Scrum Master può essere autoreferenziale nella scelta degli argomenti, ma allo stesso tempo deve essere sicuro di rendere la metafora accessibile;
– rende l’attività difficilmente replicabile. Se un obiettivo è quello di avere delle attività pronte per essere riproposte in base agli eventi avvenuti in uno Sprint, le retro a tema complica sicuramente la vita.
Accogliendo questi effetti collaterali, le retro a tema sono delle opere uniche, sono il frutto di uno Scrum Master artigiano che dedica molto tempo alla cura del suo operato, piuttosto che alla sua riproducibilità in serie.
Di Sprint in Sprint le Retrospective a tema si stanno evolvendo, attraverso la sempre maggior conoscenza del team e all’utilizzo di nuovi strumenti.
Tutto questo per rendere l’evento stimolante e ludico senza perdere di vista il focus sull’obiettivo: incentivare il confronto.
Un confronto che oltre a essere efficace viene reso ricreativo e divertente.
Detto questo non mi rimane altro che concludere con un augurio, piuttosto che con un consiglio:
Buon lavoro e divertitevi!
Leggi gli articoli precedenti:
Sprint Retrospective: le mie prime domande e risposte da Scrum Master
Sprint Retrospective: giocare per lavorare, la nascita delle board a tema